Discorso della Magnifica Rettrice alla presentazione della mostra su Egidio Meneghetti - 19 novembre 2025

Care colleghe, cari colleghi,

studentesse e studenti,

autorità, ospiti,

è con profonda emozione che inauguriamo oggi la mostra “Lottare per la libertà, resistere a Padova. Egidio Meneghetti, l’università, la città”, un progetto che unisce ricerca storica, memoria civile e gratitudine verso chi, ottant’anni fa, scelse di difendere la libertà con coraggio, pensiero e azione.

Questa iniziativa del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea nasce in occasione dell’ottantesimo anniversario della Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa al nostro Ateneo il 12 novembre 1945. Un riconoscimento unico nel panorama universitario italiano, che sancì la partecipazione dell’Università di Padova alla lotta per la Liberazione. Nessun altro Ateneo nel Paese può vantare un’onorificenza simile: un segno che non appartiene soltanto al passato, ma che continua a interrogarci, a chiedere impegno e consapevolezza.

Ottant’anni sono un tempo lungo nella storia, ma breve nella memoria di un’istituzione come la nostra, che da più di otto secoli vive la libertà come principio fondativo. “Universa universis Patavina libertas” non è soltanto un motto inciso sulle pareti del Bo: è una promessa che ogni generazione deve rinnovare, un patto tra sapere e responsabilità civile.

Egidio Meneghetti rappresenta una delle figure più luminose di questa storia. Scienziato, docente, poeta, uomo di profonda integrità morale, Meneghetti fece della libertà la propria bussola. Durante gli anni bui della dittatura e dell’occupazione, scelse di opporsi, di organizzare, di pensare la resistenza come forma di conoscenza e come atto d’amore verso la propria comunità. La sua eredità è parte viva dell’identità del nostro Ateneo: un modello di impegno etico e intellettuale che parla ancora oggi alle nostre studentesse e ai nostri studenti.

La mostra che oggi presentiamo ci invita a riscoprire quella stagione non come un capitolo concluso, ma come una sorgente ancora viva. Ogni documento, ogni immagine, ogni testimonianza qui esposta ci ricorda che la libertà non è mai garantita una volta per tutte: è un esercizio quotidiano, un dovere che passa attraverso la conoscenza, il dialogo, la partecipazione.

In quegli anni terribili, l’Università di Padova non rimase in silenzio. Docenti, lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti scelsero di resistere. Pagando spesso con la vita, trasformarono l’Ateneo in un luogo di opposizione, in un presidio di pensiero libero. Nella motivazione della Medaglia d’Oro si legge che Padova seppe “tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra”, offrendo “il maggiore e più lungo tributo di sangue” tra le università italiane. Parole che ancora oggi ci commuovono e ci impongono di non dimenticare.

Nel Cortile Nuovo di Palazzo Bo, nell’Atrio degli Eroi, sono scolpiti i nomi dei 116 caduti dell’Università nella lotta al nazifascismo. Centosedici vite, di cui 107 erano studenti. Non numeri, ma volti, destini, sogni interrotti. È per loro, e per chi come Egidio Meneghetti diede alla Resistenza un’anima intellettuale e civile, che oggi torniamo a riflettere su cosa significhi essere un’università libera.

Essere liberi, per noi, significa continuare a formare cittadine e cittadini consapevoli, capaci di pensare criticamente, di agire per il bene comune. Significa difendere il diritto allo studio come diritto di libertà, garantendo a tutte e a tutti le stesse opportunità di crescere, di conoscere, di contribuire al futuro. È anche così che la memoria della Resistenza trova nuova vita: nel quotidiano impegno educativo, nella ricerca che include, nell’università che ascolta e dialoga con la società.

Questa mostra, che il Casrec ha voluto riallestire nei cortili del Bo, è anche un gesto di restituzione alla città di Padova, che fu protagonista di quella stagione. La Resistenza non fu solo un episodio militare: fu un grande moto collettivo, che unì donne e uomini, lavoratrici e lavoratori, intellettuali, religiose e religiosi, studenti e studentesse. Fu la nascita di un’Italia diversa, fondata sul rispetto e sulla giustizia. Padova, con il suo Ateneo, seppe esserne il cuore pulsante.

Vorrei ringraziare il professor Filippo Focardi e tutte le persone del Casrec per l’impegno con cui custodiscono e valorizzano questa eredità. Grazie anche alla professoressa Eloisa Betti per la cura scientifica della mostra e del catalogo, e a tutte le ricercatrici e ai ricercatori che con dedizione tengono viva la memoria storica della nostra università.

Concludo con un pensiero che è insieme monito e speranza: ricordare non è mai un gesto rivolto solo al passato. È un atto di futuro. È il modo con cui una comunità si riconosce, si educa, si rinnova.

Che questa mostra sia allora non solo memoria, ma impegno.

Un invito a continuare, anche oggi, a “lottare per la libertà e resistere” — con le armi del sapere, del dialogo, della pace.

Grazie a tutte e a tutti.